Mi capita spesso, come presumo a molti, di uscire dal lavoro che il sole è già calato da un pezzo ed indifferentemente dal fatto che sia inverno o estate, sul breve tragitto che mi conduce alla stazione del Lingotto a Torino, incontro più o meno sempre la stessa gente: il salutista che con tuta e scarpe da ginnastica va a fare un corsetta, il farmacista sull’angolo che chiude bottega, la mamma trafelata che recuperati i figli torna finalmente a casa, la gattara che accudisce i suoi “piccolini”. Tratti di esistenze che, pur facendo i conti con la situazione che stiamo vivendo, scorrono via normali senza apparenti scossoni. C’è poi un altro incontro che mi capita di fare: la nonnina. Una signora anziana, molto anziana, che con la complicità dell’imbrunire si aggira tra i cassonetti di via Asunción, li apre, ci guarda dentro e tira su qualcosa aiutandosi con un bastone. Una nonna come ce ne sono tante: ricurva sotto i suoi anni, i capelli d’argento raccolti in uno chignon, il golfino rosso, la gonna scozzese chiusa con una spilla da balia. La nonnina, in particolare quella nonnina, dovrebbe stare con i suoi nipoti se ne ha, oppure al centro anziani a giocare a carte con i suoi coetanei, al massimo addormentarsi beatamente davanti al televisore. Ecco, io penso che un Paese, una città, una società (scegliete voi l’accentazione che più vi soddisfa) che consenta e tolleri che una persona sia costretta per sbarcare il lunario a rimestare nell’immondizia abbia perso ogni capacità di cogliere la differenza tra cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, che travisi in modo perverso il concetto di sviluppo, che non abbia affatto chiaro il significato della parola priorità. A sottolinearlo è l’Ocse che nel recente rapporto sull’Italia denuncia: “A causa della mancanza di un efficace sistema di protezione sociale il Paese corre il serio rischio di vedere un ulteriore radicamento nella società delle disuguaglianze”. Il prossimo 25 maggio oltre la metà degli 8.057 comuni italiani sarà chiamato alle urne per rinnovare sindaci e consigli comunali; in provincia di Cuneo saranno 187. Si voterà anche per il governo di Abruzzo e Piemonte; senza scordare le elezioni per il Parlamento Europeo. Un’ordalia elettorale che segnerà il destino di movimenti e partiti nonché le sorti di una porzione non indifferente di ceto politico. Mi piacerebbe che i programmi che da qui a qualche settimana intaseranno le nostre buche delle lettere puntassero sulla storia della nonnina. Vorrei che lo sviluppo del welfare locale fosse sostenuto da fondazioni di comunità che pensino più al benessere collettivo che non ai dividendi finanziari, che al centro del dibattito ci fossero il sostegno a iniziative di co-housing, l’abbattimento delle rette degli asili nido comunali, la promozione dei distretti dell’economia solidale. Vorrei che in tempi in cui molte aziende de-localizzano le produzioni lasciando a casa migliaia di persone si capisse che l’innovazione sociale, che risponde a bisogni che non si possono esportare, non è un costo ma semmai un investimento produttivo che crea nuove imprese e posti di lavoro.
Alessandro Prandi
Intervento pubblicato in forma ridotta su Gazzetta d’Alba del 15 aprile 2014
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